La caldaia fa parte dell’impianto di riscaldamento ed è una delle apparecchiature più costose che si possono trovare all’interno di un’abitazione. Per questo è importante prendersene cura: la caldaia dovrà funzionare per diversi anni, ed in modo sicuro ed efficiente.

Senza una costante manutenzione, le possibilità di vedere insorgere problemi e malfunzionamenti sono decisamente alte, con conseguenze economiche piuttosto rilevanti.

Il controllo della caldaia è inoltre obbligatorio e deve essere eseguito da un tecnico abilitato, ha un costo stimabile tra 50 e 100 euro. La mancata manutenzione della caldaia prevede una sanzione pecuniaria, che a seconda dei casi può partire da 50 euro ed arrivare fino ai 3 mila euro (DPR 74/2013, che riguarda l’efficienza energetica degli impianti di climatizzazioni invernali ed estivi).

Un’altra operazione obbligatoria per legge è il controllo dei fumi della caldaia (D.L. n.192 del 19 agosto 2005, D.P.R. 74/2013, direttiva europea 2002/91/CE, D.Lgs. 311/06), con conseguente rilascio del Bollino Blu: va eseguito ogni anno per impianti con potenza superiore a 100 kW, ogni 2 anni per caldaie con potenza compresa tra 10 e 100 kW (per le caldaie a combustibile solido o liquido); da eseguire ogni 2 anni per impianti con potenza superiore a 100 kW, ogni 4 anni per caldaie con potenza compresa tra 10 e 100kW (per le caldaie a gas). Anche il controllo dei fumi di scarico viene eseguito da tecnici specializzati, che attesteranno il funzionamento dell’impianto e rilasceranno il bollino in caso di esito positivo.

Dopo aver visto gli obblighi normativi che regolano la manutenzione delle caldaie, vedremo ora in cosa consiste la manutenzione che è possibile eseguire sul proprio impianto di riscaldamento:

  • Rimozione di eventuali ossidazioni dei bruciatori, i quali rappresentano componenti fondamentali per il buon funzionamento della caldaia.
  • Pulizia delle possibili incrostazioni di elettrodi e scambiatori: questi ultimi sono gli elementi dove l’acqua che proviene dalla rete idrica viene riscaldata, per poi venir immessa nel circuito dell’impianto di riscaldamento.
  • Verifica della stabilità e dell’integrità dei rivestimenti in fibra ceramica presenti all’interno della camera di combustione, con eventuale sostituzione degli stessi.
  • Controllo delle funzioni di accensione, spegnimento e funzionamento dell’impianto, e verifica della tenuta delle tubazioni di collegamento del gas e dell’acqua, oltre ad un controllo dei consumi di gas a potenza minima e massima.
  • Verifica del regolare funzionamento dei vari dispositivi di sicurezza, comando e regolazione dell’impianto, oltre ad un’ispezione dei condotti e dispostivi che regolano lo scarico dei fumi.

Seguire un programma di manutenzione regolare per l’impianto della vostra caldaia contribuirà notevolmente a ridurre al minimo i guasti e quindi ad allungare la vita dell’impianto di riscaldamento.

Prima di accendere l’unità di riscaldamento, soprattutto in vista del periodo autunnale e invernale, bisognerà assicurarsi che l’impianto funzioni correttamente ed in modo sicuro.

Un approccio che preveda una sorta di manutenzione preventiva manterrà la caldaia operativa in modo sempre efficiente e metterà al riparo da guasti e malfunzionamenti del tutto evitabili, permettendo inoltre di risparmiare su eventuali riparazioni, perché si anticiperà l’insorgere di problematiche più gravi.

In questo articolo vedremo 10 passaggi da effettuare prima di rimettere in funzione la caldaia, con l’obiettivo di mantenere inalterato il buon funzionamento dell’impianto, ottimizzare i consumi e risparmiare sulla bolletta.

Ecco i 10 passaggi da compiere prima dell’accensione della caldaia

  • Controllo periodico

Il cosiddetto Bollino Blu è un controllo obbligatorio per legge (D.L. n.192 del 19 agosto 2005, D.P.R. 74/2013, direttiva europea 2002/91/CE, D.Lgs. 311/06), attraverso il quale vengono controllati i fumi di scarico e le sostanze inquinanti emesse dal sistema, va eseguito ogni anno per impianti con potenza superiore a 100 kW, ogni 2 anni per caldaie con potenza compresa tra 10 e 100 kW (per le caldaie a combustibile solido o liquido); da eseguire ogni 2 anni per impianti con potenza superiore a 100 kW, ogni 4 anni per caldaie con potenza compresa tra 10 e a00kW (per le caldaie a gas). Si tratta di una certificazione obbligatoria per legge, eseguita da tecnici specializzati e abilitati, i quali potranno attestare il corretto funzionamento della caldaia.

  • Pulizia del sistema

Si tratta dell’analisi dei radiatori della caldaia, ed è possibile eseguirlo in autonomia, senza coinvolgere personale specializzato. In sostanza, quest’operazione consiste nell’eliminazione dell’aria in eccesso: si apre la valvola per far fuoriuscire l’aria, per poi richiuderla quando l’emissione d’acqua diverrà costante, concludendo questo passaggio tramite la verifica della pressione sul manometro della caldaia (i valori dovranno esser compresi tre 1 e 1,5 bar).

  • Controllo della temperatura dell’acqua

La temperatura dell’acqua è importantissima per il corretto funzionamento della caldaia, e dovrà sempre esser compresa tra i 45 ed i 55 gradi Centigradi. Temperature più alte daranno come risultato un notevole aumento dei consumi, con un conseguente rincaro in bolletta. Si tratta di un passaggio cruciale, molto semplice da eseguire, che non andrà assolutamente dimenticato.

  • Pulizia dei caloriferi

I termosifoni, aumentando la propria temperatura quando in funzione, potrebbero concorrere ad un cambio di colore delle pareti sui quali sono ubicati, le quali potrebbero apparire annerite. Per contrastare in parte questo fenomeno, bisognerà pulire a fondo i vari elementi che compongono l’impianto ed eliminare la polvere accumulata tra calorifero e parete. Per questo tipo di pulizia sarà possibile utilizzare un panno umido per la parte esterna, mentre per le fessure torneranno utili spazzole pieghevoli o scovolini per termosifoni, che potranno catturare la polvere in eccesso.

  • Predisposizione degli umidificatori

Gli umidificatori in ceramica dovranno sempre accompagnarsi alla presenza dei caloriferi: una volta riempiti d’acqua, potranno garantire il giusto livello di umidità all’interno degli ambienti. Basterà riempirli prima di accendere i termosifoni, controllando periodicamente il livello d’acqua.

  • Verifica della temperatura interna

La temperatura della casa dovrà essere sempre tenuta d’occhio, e non dovrebbe mai superare i 20°C, visto che si tratta della temperatura ottimale per garantire il giusto comfort all’interno dell’ambiente domestico. Livelli eccedenti porteranno solo svantaggi: temperature troppo elevate aumenteranno i consumi, porteranno ad uno spreco energetico e si riveleranno nocive per la salute, per la differenza eccessiva tra esterno ed interno.

  • Applicazione di valvole termostatiche

Le valvole termostatiche ottimizzano il risparmio energetico, perché regolano l’afflusso di acqua calda all’interno dell’impianto e riescono a mantenere una temperatura costante. Questi sistemi sono importanti anche in vista del bonus caldaia 65%, e dovranno appartenere alla classe V (termostato che varia la temperatura dell’acqua in relazione a quella dell’ambiente), classe VI (centralina di termoregolazione e sensore ambientale che modifica la temperatura dell’acqua a seconda della temperatura esterna ed interna), o classe VIII (diversi sensori controllano la temperatura ambientale). Sarà possibile realizzare un risparmio dei consumi fino al 30%.

  • Cambio di abitudini

Per non disperdere calore ed evitare sprechi energetici ed economici, sarà necessario modificare alcuni comportamenti quotidiani: no alle tende che coprono i termosifoni, evitare di mettere lo stendino vicino al calorifero per far asciugare i panni più rapidamente. Insomma, bisognerà evitare di porre qualsiasi ostacolo davanti al termosifone, perché così facendo si ostacolerebbe il normale flusso d’aria (aumentando in questo modo i consumi).

  • Cambiare l’aria

Cambiare l’aria in casa è una buona abitudine, ma bisognerà farlo diligentemente: per evitare di raffreddare eccessivamente gli ambienti, sprecando energia, sarà necessario tenere le finestre aperte per circa 15/20 minuti, evitando di lasciare spalancate per un tempo superiore.

  • Valutazione generale dell’impianto

In presenza di un impianto vecchio, bisognerebbe valutare la possibilità di cambiarlo. Con le agevolazioni fiscali previste dal Governo (Legge di Bilancio e Decreto Rilancio), oggi è anche più economico cambiare caldaia, visto che è possibile acquistare una nuova caldaia detraendo fiscalmente il 50% oppure il 65% dell’importo in 10 anni, a seconda dell’impianto che si andrà a scegliere. Queste agevolazioni hanno come obiettivo l’ottimizzazione energetica, e le nuove caldaie permetteranno un notevole risparmio economico.

 

In sede di ristrutturazione edilizia, o quando si acquista un nuovo immobile, uno dei dubbi più ricorrenti riguarda la scelta tra l’installazione di una caldaia oppure di uno scaldabagno.

Entrambi gli impianti permettono di utilizzare l’acqua calda, ma esistono alcune differenze che saranno cruciali in sede di acquisto: bisognerà infatti capire a cosa servirà l’impianto che si deciderà di installare, se esso dovrà erogare acqua calda sanitaria (per l’igiene quotidiana e per cucinare, essa proviene dagli acquedotti e viene riscaldata prima della fuoriuscita dei rubinetti) o servirà anche per il riscaldamento dell’abitazione (l’acqua in questo caso si trova in circuiti chiusi ed alimenta i radiatori dei caloriferi o degli scaldasalviette).

In questo articolo osserveremo le principali differenze tra i due impianti, in modo tale da poter acquistare quello più idoneo alle esigenze del cliente, che permetterà di ridurre sia l’importo della bolletta che gli sprechi d’acqua.

Quale scegliere tra le due soluzioni?

In linea generale, conviene utilizzare lo scaldabagno quando si ha soltanto l’esigenza di riscaldare l’acqua, in presenza quindi di un’abitazione che presenta un sistema di riscaldamento centralizzato.

La caldaia è la scelta più sensata nel caso in cui oltre all’acqua calda, si avrà la necessità di riscaldare l’immobile tramite l’impianto da installare.

Perché scegliere lo scaldabagno?

Lo scaldabagno, come già osservato, rappresenta l’opzione migliore per le abitazioni che prevedono un impianto di riscaldamento centralizzato, ma può essere integrato anche in case di elevate dimensioni, affiancandolo alla caldaia, in modo da evitare la possibilità di rimanere a corto di acqua calda (nel caso, ad esempio, che più persone contemporaneamente stia facendo la doccia).

Lo scaldabagno ha un prezzo complessivamente più basso rispetto alla caldaia, che oscilla tra i 150 euro ed i 1.200 euro a seconda del modello.

Lo scaldabagno elettrico è quello più semplice ed economico da installare, ma anche il più dispendioso per quanto riguarda i consumi (è l’ideale quando si consuma poca acqua, e può tornare utile per un bagno di servizio o per le seconde case).

Lo scaldabagno a gas ha un costo iniziale più elevato rispetto a quello elettrico, ma nel lungo periodo permette un risparmio in bolletta maggiore (è perfetto per il normale consumo quotidiano d’acqua).

Perché optare per la caldaia?

La caldaia è la soluzione più conveniente per il riscaldamento degli ambienti: oltre ad erogare acqua calda sanitaria, la caldaia si occuperà di azionare l’impianto di riscaldamento.

A seconda delle dimensioni della propria abitazione, si potranno seguire strade diverse

Infatti, in presenza di un appartamento piccolo e termoautonomo, si potrà acquistare una caldaia a condensazione istantanea che si occuperà sia dell’acqua sanitaria che di quella presente nei termosifoni (il funzionamento è, appunto, istantaneo, e si attiverà solo nel momento dell’utilizzo).

In presenza invece di una casa più grande, che prevede diversi bagni ed è abitata da più persone, sarebbe preferibile installare una caldaia con accumulo, dotata di un serbatoio dove l’acqua calda è mantenuta alla temperatura che più si desidera, in modo da non rimanere mai al freddo.

L’acquisto di una caldaia ha un costo iniziale maggiore rispetto allo scaldabagno, con prezzi variabili tra i 700 euro ed i 2.000 euro, ma permetterà di migliorare l’efficienza energetica e di risparmiare sui consumi.

 

Il bonus condizionatori fa parte del bonus casa, e rientra nel programma statale di detrazioni fiscali previste dalla Legge di Bilancio per il 2021.

Le detrazioni fiscali potranno ammontare fino al 50% o 65% della spesa totale sostenuta per acquistare climatizzatori a pompa di calore. Sarà infatti possibile detrarre fiscalmente una percentuale della spesa a seconda del tipo di intervento che si andrà a compiere, rendendo decisamente economico e vantaggioso dotarsi di un nuovo condizionatore o sostituire quello vecchio che già si ha in casa.

Le detrazioni fiscali rientrano nel piano per il risparmio e l’efficienza energetica attuate dallo Stato Italiano, ed avranno effetto in sede di dichiarazione dei redditi per i 10 anni successivi all’acquisto: la quota sarà ripartita in 10 tranche annuali dello stesso importo.

Funzionamento del bonus condizionatori 2021

Come già osservato, la detrazione di cui si potrà usufruirà è legata al di lavorazione che si realizzerà: il 50% è previsto per l’acquisto di condizionatori in ambito di ristrutturazioni ordinarie (in caso di ristrutturazioni straordinarie sarà necessario acquistare un climatizzatore che abbia una classe energetica almeno A+), mentre la detrazione del 65% è destinata all’acquisto di un condizionatore ad alta resa energetica, che andrà a sostituire un climatizzatore di classe inferiore.

Sarà possibile accedere al bonus sia in presenza di interventi edili che rispettino i parametri previsti, ma anche in mancanza di lavorazioni edili in atto, limitandosi quindi al solo acquisto dell’impianto.

Le detrazioni del 50% e del 65% riguardano l’IRPEF, la tassa sui redditi, e per accedervi bisognerà presentare la situazione patrimoniale e documentare l’acquisto degli impianti di climatizzazione, utilizzando pagamenti tracciabili.

A chi spetta il bonus condizionatori? A chi detiene diritti sull’immobile, come i proprietari (intesi come soggetti privati, società, cooperative, associazioni, enti pubblici e privati) ed alle persone che si occupano delle spese riguardanti l’immobile (ad esempio, locatari e conviventi).

Le caldaie a camera aperta fanno parte della vecchia generazione di caldaie, al pari di quelle a camera stagna: si tratta infatti delle due tipologie fondamentali, presenti nella maggior parte degli ambienti domestici. 

Le caldaie a camera devono il loro nome al vano posto tra il bruciatore e lo scambiatore, detto appunto camera, che rappresenta il luogo in cui si verifica l’incontro tra il gas proveniente dal bruciatore e l’aria comburente: in questo modo avviene la combustione, che dà vita alla fiamma, la quale darà così inizio al processo di riscaldamento.

Camera aperta e camera stagna: differenze e similitudini

La differenza tra una caldaia a camera aperta una caldaia a camera stagna risiede principalmente nella modalità con cui viene prelevata l’aria comburente, ossia l’aria attraverso la quale avviene la combustione: le caldaie a camera aperta prelevano l’aria dall’ambiente circostante tramite tiraggio naturale, mentre quelle a camera stagna attraverso tiraggio forzato.

Quello che invece caratterizza entrambe le tipologie è la dispersione di calore e gli alti consumi, oltre ad una considerevole emissione di sostanze inquinanti.

Proprio per i motivi osservati, dal 26 settembre 2015, in Italia, è vietata l’immissione sul mercato di nuove caldaie a camera aperta e stagna, in favore delle caldaie a condensazione.

Quest’obbligo riguarda i produttori, non il cliente finale: sarà ancora possibile installare caldaie non a condensazione (potranno quindi esser montate caldaie a camera aperta e stagna fino ad esaurimento scorte, l’importante è che la data di fabbricazione sia precedente rispetto al 26 settembre 2015).

Il passaggio alle caldaie a condensazione

La direttiva 2009/125/CE, anche detta Ecodesign, e la direttiva 2012/27/UE per l’efficienza energetica di tutti gli impianti di riscaldamento, hanno di fatto messo al bando le caldaie a camera aperta e stagna in luogo delle caldaie a condensazione.

Il perché è presto spiegato: l’obiettivo è volto al miglioramento del rendimento energetico dei sistemi di riscaldamento domestico ed all’utilizzo di energie rinnovabili.

Le caldaie a condensazione rappresentano una svolta ecologica ed economica, perché evitano la dispersione del calore assicurando un’efficienza energica del 98%, inquinano meno vista la riduzione delle sostanze nocive prodotte e permettono di risparmiare economicamente, visti i consumi ridotti ed il conseguente risparmio in bolletta.

A chi rivolgersi per le caldaie a camera aperta

Per installare una nuova caldaia, sarà necessario affidarsi a ditte serie e competenti, come CASAMIA CALDAIE: facente parte del gruppo Casamia Srls con sede a Roma, nasce con l’obiettivo di offrire al cliente un servizio impeccabile per quanto riguarda la vendita, l’installazione, l’assistenza e la manutenzione di caldaie a gas ed a condensazione, centrali termiche, scaldabagni, impianti di riscaldamento ed energie rinnovabili.

CASAMIE CALDAIE si avvale di marchi come Ariston, Vaillant, Beretta, Ferroli, Riello, Immergas, Daikin e Junkers Bosch, è presente sul mercato da oltre 20 anni ed è leader nel Lazio per numero di installazioni ed interventi di assistenza. 

Clicca qui per vedere l’elenco completo di tutte le caldaie a camera aperta disponibili.

Le caldaie a condensazione offrono una serie di vantaggi rispetto alle caldaie tradizionali: aumentano l’efficienza energetica fino al 98% (l’apparecchio ha un rendimento costante che evita sprechi), sono meno inquinanti (la tecnologia a condensazione riduce la produzione di sostanze nocive durante il processo di combustione), permettono di risparmiare sul riscaldamento, abbattendo i costi in bolletta (grazie al risparmio energetico), hanno dei costi sostenuti per l’installazione (grazie al bonus caldaia del 50% e del 65%) e sono completamente personalizzabili (l’impianto può essere ingrandito tramite pannelli solari e sistemi di accumulo e regolazione energetica).

Insomma, le caldaie a condensazione sono più efficienti delle caldaie tradizionali, rispettano l’ambiente e permettono di risparmiare soldi. Ma è davvero obbligatorio sostituire la vecchia caldaia con una a condensazione? Nell’articolo faremo un po’ di chiarezza al riguardo, dicendo subito che la risposta è no.

La normativa sulle caldaie a condensazione

Esistono due direttive europee in merito, la direttiva 2009/125/CE (anche detta Ecodesign) e la direttiva 2012/27/UE (per l’efficienza energetica di tutti gli impianti di riscaldamento.

In seguito a queste direttive, a partire dal 26 settembre 2015 in Italia è vietato immettere sul mercato nuove caldaie a camera stagna, ossi quelle tradizionali, ad esclusione di un tipo particolare di caldaia a camera aperta, che potrà ancora venir installato nei casi in cui non fosse possibile sostituire il vecchio impianto con uno a condensazione (la causa è dovuta all’obsolescenza di alcune canne fumarie condominiali, non idonee a supportare i fumi acidi). L’obbligo è naturalmente rivolto ai produttori di caldaie.

L’obiettivo è volto all’utilizzo di energie rinnovabili ed al miglioramento del rendimento energetico de sistemi di riscaldamento domestici, e la legge introduce per le caldaie l’obbligo di etichetta energetica dell’impianto e dei componenti, con le classi che variano dalla migliore A++, fino alla minore G.

È obbligatorio sostituire la caldaia?

Come visto nel paragrafo precedente, non sarà più possibile per i produttori immettere sul mercato caldaie tradizionali, ma non esiste una legge che obblighi le persone a sostituire la vecchia caldaia con una a condensazione.

Inoltre, nel caso in cui si voglia cambiare caldaia, sarà ancora possibile scegliere le tradizionali caldaie a camera stagna fino a che non verranno esaurite le scorte nei magazzini dei rivenditori, oppure quelle a camera aperta in caso di canna fumaria obsoleta.

Il cliente potrà ancora decidere quale modello installare (sarà importante verificare che la data di fabbricazione sia antecedente alla messa in vigore della legge, quindi entro il 26 settembre 2015), anche se le caldaie a condensazione rappresentano la scelta migliore per i motivi osservati all’inizio dell’articolo.

Inoltre le caldaie a condensazione offrono una serie di vantaggi poiché la loro installazione rientra in una serie di incentivi fiscali. 

Le caldaie a condensazione rappresentano una valida alternativa alle caldaie a gas tradizionali, in termini di efficienza, affidabilità e resa finale.

Utilizzare una caldaia a condensazione per alimentare gli impianti di riscaldamento e condizionamento comporta diversi benefici, ed in questo articolo osserveremo sia il funzionamento delle caldaie a condensazione, sia i vantaggi che sono in grado di assicurare rispetto alle caldaie a gas.

Come funziona una caldaia a condensazione

Le caldaie a condensazione scaldano l’acqua grazie alla combustione, come per le caldaie tradizionali.

La grande differenza risiede nella dispersione di calore: le caldaie tradizionali disperdono buona parte dell’energia termica prodotta tramite la combustione dei gas, mentre le caldaie a condensazione utilizzano questa energia termica che altrimenti andrebbe persa nel camino.

 Le caldaie a condensazione evitano la dispersione di calore ed utilizzano anche i gas combusti, i quali vengono poi canalizzati all’interno dello scambiatore primario: i gas vengono raffreddati e trasformati in condensa (per poter cedere calore, il vapore acqueo deve condensare, e ciò avviene a temperature al di sotto dei 56° C).

Recuperando il calore contenuto nei fumi di scarico e del vapore acqueo, la caldaia a condensazione garantirà lo sfruttamento di una fonte energetica supplementare, che verrebbe invece dispersa nell’atmosfera. Il calore, anziché diventare un prodotto di scarto, si trasforma in energia utile.

 Il funzionamento di una caldaia a condensazione può essere schematizzato in quattro fasi:

  •   Preparazione della miscela aria-gas: l’aria e il gas vengono miscelati in modo ottimale per ottenere una combustione efficiente.
  •   Combustione: la miscela aria-gas viene bruciata, producendo calore e fumi.
  •   Condensazione del vapore acqueo: i fumi vengono raffreddati al di sotto dei 56°C, provocando la condensazione del vapore acqueo.
  •   Recupero del calore latente: il calore latente di condensazione del vapore acqueo viene utilizzato per riscaldare l’acqua di ritorno dall’impianto di riscaldamento.

 Questo procedimento (ma non solo!) assicura una serie di vantaggi rispetto alle caldaie tradizionali, che osserveremo nel prossimo paragrafo.

Vantaggi e tipologie delle caldaie a condensazione

Scegliere la tecnologia a condensazione per il riscaldamento domestico rappresenta una decisione decisamente vantaggiosa, con diversi aspetti positivi sia per l’ambiente che per il cliente finale: 

  • Efficienza energetica fino al 98%, grazie al rendimento costante dell’apparecchio che evita sprechi e dispersioni di calore durante il processo di combustione. Inoltre, le caldaie a condensazione sono in grado di recuperare il calore latente dei fumi di combustione, che altrimenti andrebbe disperso nell’ambiente. Solitamente, le caldaie tradizionali hanno un rendimento del 70-80%, quindi si tratta di un incremento sostanziale.
  • Basse emissioni di sostanze inquinanti, perché grazie alla tecnologia a condensazione sarà possibile ottenere una significativa riduzione della produzione di fuliggine e particolato nel processo di combustione. Le caldaie a condensazione sono in grado di abbattere le emissioni di sostanze inquinanti come gli ossidi di azoto (Nox), il monossido di carbonio (CO) e le polveri sottili (PM) fino al 90%. Questo aspetto si traduce in un contributo significativo alla riduzione dell’inquinamento atmosferico ed al miglioramento della qualità dell’aria.
  • Riduzione dei consumi fino al 30% rispetto alle vecchie caldaie, grazie al rendimento ed alla capacità di recuperare il calore latente.
  • Risparmio in bolletta derivante dall’efficienza energetica ed i bassi consumi.
  •  Costi contenuti per l’investimento, garantiti dagli incentivi fiscali previsti dall’Agenzia delle Entrate, che permettono di recuperare fino al 65% dei costi di acquisto ed installazione.
  • Possibilità di ampliamento e customizzazione, viste le diverse opzioni per ingrandire e personalizzare l’impianto aggiungendo pannelli solari, pompa di calore, sistemi di accumulo e regolazione come i bollitori e le centraline climatiche.
  • Longevità e durabilità notevoli, visto che le caldaie a condensazione sono progettate per durare a lungo nel tempo, con una vita media di oltre 20 anni.
  • Facilità di manutenzione, aspetto che consente di intervenire facilmente sull’impianto.
  • Controllo remoto integrato, che permette di monitorare e gestire il sistema di riscaldamento a distanza.
  • Comfort abitativo migliorato, visto che le caldaie a condensazione sono in grado di fornire acqua calda sanitaria e riscaldamento in modo più uniforme e costante rispetto alle caldaie tradizionali.

Per quanto riguarda la tipologia tra cui scegliere, in termini di dimensione e marca, il panorama delle caldaie a condensazione è piuttosto ampio: sarà possibile scegliere caldaie murali (le più diffuse, hanno il miglior rapporto tra prezzo e prestazioni), a basamento (ideali per le abitazioni più ampie o in caso di grande richiesta d’acqua) e compatte (perfette per piccoli ambienti, data la grande versatilità).

Altri criteri nella scelta dell’impianto possono prevedere il tipo di combustibile (le caldaie a condensazione possono utilizzare diversi combustibili, tra cui gas naturale, gpl, biomassa e biogas) e la potenza (sono disponibili vari modelli con potenza diversa, da 20 a 300 kw).

Con le agevolazioni fiscali previste dalla Legge di Bilancio del 2019, estese anche al 2021 ed al 2022 tramite aggiustamenti della Legge di Bilancio 2021, e grazie anche al Decreto Rilancio (articolo 121 del decreto-legge n. 34 del 2020), cambiare la propria caldaia à diventata un’operazione molto conveniente dal punto di vista economico.

Con il bonus caldaia è infatti possibile acquistare una nuova caldaia detraendo fiscalmente il 50% oppure il 65% dell’importo in 10 anni, a seconda dell’impianto che si andrà a scegliere. L’obiettivo delle agevolazioni fiscali è l’ottimizzazione energetica, per questo esiste una differenza che riguarda l’importo detraibile.

Vedremo ora in dettaglio in cosa consiste.

Il Bonus caldaia del 65%

L’ecobonus per il risparmio energetico prevede come detto una detrazione Irpef pari al 65% della spesa complessiva (a fronte di una spesa massima di 30 mila euro), ma per accedervi bisognerà installare non solo una caldaia a condensazione di classe A, ma anche dei sistemi di termoregolazioni evoluti, oppure delle valvole termostatiche.

L’obiettivo è infatti ottimizzare il risparmio energetico installando dei sistemi per la termoregolazione, in grado di abbattere gli sprechi legati al riscaldamento degli ambienti.

Questi sistemi servono per la gestione della temperatura e sono fondamentali per un uso corretto della caldaia e devono appartenere alla classe V (termostato che varia la temperatura dell’acqua in relazione a quella dell’ambiente), classe VI (centralina di termoregolazione e sensore ambientale che modifica la temperatura dell’acqua a seconda della temperatura esterna ed interna), o classe VIII (diversi sensori controllano la temperatura ambientale).

Le detrazioni fiscali non sono previste in caso di passaggio da impianto centralizzato ad autonomo o individuale. Per la parte delle detrazioni fiscali ti invitiamo a visitare la pagine incentivi fiscali con tutte le novità aggiornate in materia di detrazioni. 

Il Bonus caldaia 50%

Nel caso in cui non venga installato alcun sistema di termoregolazione, limitandosi quindi al solo impiego di una caldaia a condensazione di classe A, il bonus previsto non sarà più del 65% ma del 50%.

In assenza di un sistema di termoregolazione non ci sarà infatti risparmio energetico, ma si potrà comunque usufruire di una detrazione del 50% sulla spesa complessiva.

La detrazione al 50% rientra infatti nel cosiddetto bonus ristrutturazioni, spettante a chi effettua lavori di recupero del patrimonio edilizio e che per questo applica uno sconto sull’Irpef per le spese legate ad una nuova caldaia, considerata come parte integrante della manutenzione della casa. Con il bonus ristrutturazioni, il massimale di spesa è superiore, ed ammonta a 96 mila euro

A chi rivolgersi per la sostituzione delle caldaie

Per installare una nuova caldaia, bisognerà affidarsi a ditte serie e qualificate, come CASAMIA CALDAIE: facente parte del gruppo Casamia Srls con sede a Roma, azienda che nasce con l’obiettivo di offrire al cliente un servizio impeccabile per quanto riguarda la vendita, l’installazione, l’assistenza e la manutenzione di caldaie a gas, a condensazione, centrali termiche, scaldabagni, impianti di riscaldamento ed energie rinnovabili.

Casamia Caldaie si avvale di marchi come Ariston, Vaillant, Beretta, Ferroli, Riello, Immergas, Daikin e Junkers Bosch, è presente sul mercato da oltre 20 anni ed è leader nel Lazio per numero di installazioni ed interventi di assistenza. 

Novità importanti

La giornata del 7 dicembre ha visto concretizzarsi mesi di trattative tra Parlamento,  Consiglio e Commissione UE, con il risultato di un nuovo accordo riguardante le direttive del cosiddetto Case Green (Energy performance of buildings directive, conosciuto come Epbd), il quale dovrà essere definitivamente votato e ratificato il 23 gennaio 2024.

Il nuovo accordo sulla sostenibilità ambientale riferita agli immobili, che ricordiamo è provvisorio, riguarda anche le caldaie, punto che ci interessa particolarmente: alcune regole e scadenze vengono modificate, per cui leggete con attenzione.

Caldaie a gas: cosa succede?

Con il nuovo accordo, mirato alla riduzione delle emissioni inquinanti ed al contenimento del consumo energetico, ci sono due punti che interessano le caldaie a gas:

In sintesi, per le caldaie a gas, dal 1° gennaio 2024 scatterà l’ultimo anno utile per accedere alle agevolazioni fiscali in caso di sostituzione di impianti esistenti .

Si tratta, in sostanza, dell‘ultima occasione di poter usufruire dell’ecobonus del 65% e del bonus del 50%.

Gli obiettivi dell’accordo prevedono una graduale riduzione delle sostanze inquinante da parte degli immobili, e vuole per questo attuare una politica che porti a diminuire il consumo medio di energia in questi termini:

  •   Edifici residenziali più inquinanti devono ridurre del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035.
  •   Edifici non residenziali devono ridurre del 16% entro il 2030 e del 26% entro il 2033.

 Inoltre, a partire dal 2030, gli edifici di nuova costruzione dovranno essere ad impatto zero, obbligo che per gli edifici pubblici partirà invece dal 2028.



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