Il lavaggio chimico della caldaia è un intervento di manutenzione straordinaria che serve a rimuovere incrostazioni, calcare e sporcizia che si accumulano nel circuito idraulico.

Questi depositi possono causare diversi problemi e compromettere il regolare funzionamento della caldaia, provocando:

  • Riduzione dell’efficienza energetica: la caldaia deve lavorare di più per scaldare l’acqua, con conseguente aumento dei consumi di gas o metano.
  • Aumento del rumore: il calcare può ostruire i tubi e creare turbolenze che generano rumore durante il funzionamento della caldaia.
  • Malfunzionamenti: le incrostazioni possono bloccare i componenti della caldaia, causando malfunzionamenti e rotture.
  • Rischio di perdite: il calcare può corrodere i tubi e causare perdite d’acqua.

Il lavaggio chimico serve dunque a preservare efficienza e corretto funzionamento della caldaia, rappresentando una soluzione importantissima per prolungare la longevità del sistema.

Come funziona il lavaggio chimico della caldaia?

Tra le diverse metodologie di pulizia, il lavaggio chimico rappresenta un intervento di manutenzione straordinaria particolarmente efficace per rimuovere incrostazioni calcaree e altri residui che si accumulano nel circuito idraulico della caldaia.

Questo tipo di intervento solitamente prevede quanto segue:

Ispezione preliminare

Il tecnico inizia con un’ispezione della caldaia e dell’impianto per valutare lo stato di usura e la presenza di eventuali criticità. In questa fase, il professionista potrebbe richiedere informazioni all’utente sulle abitudini di utilizzo e sulla manutenzione ordinaria della caldaia.

Predisposizione dell’impianto

Vengono installati degli appositi raccordi e tubi di bypass per collegare la caldaia ad una pompa specifica per il lavaggio chimico. La pompa consente di far circolare il prodotto chimico all’interno dell’impianto in modo sicuro e controllato.

Iniezione del prodotto chimico

Il tecnico immette nella pompa il prodotto chimico disincrostante, dosandolo in base alle dimensioni dell’impianto ed alla gravità delle incrostazioni. Il prodotto, a base di agenti chimici specifici, è in grado di sciogliere il calcare e le impurità senza danneggiare i componenti metallici della caldaia.

Circolazione del prodotto

La pompa viene avviata ed il prodotto chimico inizia a circolare all’interno dell’impianto per un periodo di tempo variabile, in genere dalle 2 alle 4 ore. Durante questa fase, il tecnico monitora la temperatura e la pressione del circuito per assicurare il corretto svolgimento del processo.

Risciacquo e neutralizzazione

Al termine del ciclo di lavaggio, la pompa viene utilizzata per risciacquare l’impianto con dell’acqua pulita per rimuovere i residui del prodotto chimico. Successivamente, si introduce un prodotto neutralizzante per azzerare l’acidità del prodotto disincrostante e proteggere i componenti metallici dalla corrosione.

Rimozione dei raccordi e verifica finale

Vengono rimossi i raccordi ed i tubi di bypass utilizzati per il lavaggio chimico, la caldaia viene riavviata ed il tecnico verifica il corretto funzionamento e l’assenza di perdite.

Quanto costa il lavaggio chimico della caldaia?

I costi per un intervento di lavaggio chimico della caldaia variano a seconda di diversi fattori, tra cui:

  • Tipo di caldaia: le caldaie murali a gas sono generalmente più economiche da pulire rispetto alle caldaie a basamento o a pellet.
  • Potenza della caldaia: le caldaie più potenti hanno un circuito idraulico più grande, quindi il lavaggio richiede più tempo ed un maggior impiego di prodotti chimici.
  • Dimensione dell’impianto di riscaldamento: anche in questo caso, gli impianti con molti radiatori richiederanno più tempo e più prodotti chimici per essere trattati.
  • Tariffa del tecnico: i prezzi sono variabili e possono dipendere dall’esperienza del tecnico, dalla posizione geografica e dalle politiche delle varie aziende.

Generalmente, l’importo medio di un lavaggio chimico della caldaia è compreso tra 200 e 500 euro.

Quando effettuare il lavaggio chimico della caldaia?

Il lavaggio chimico della caldaia dovrebbe essere eseguito ogni 2-4 anni, a seconda della durezza dell’acqua e dell’utilizzo della caldaia.

Se la vostra acqua domestica dovesse presentare una spiccata durezza, risultando molto calcarea, potrebbe essere necessario realizzare il lavaggio più frequentemente.

Per effettuare un corretto lavaggio chimico della caldaia sarà necessario rivolgersi ad un tecnico abilitato e certificato, il quale conoscerà tutti i passaggi, utilizzerà dei prodotti chimici specifici e seguirà le procedure di sicurezza corrette.

Alcune offerte speciali possono includere il lavaggio chimico della caldaia insieme ad altri interventi di manutenzione, come ad esempio la revisione annuale o la sostituzione del bruciatore.

Ecco alcuni consigli per risparmiare sul lavaggio chimico della caldaia:

  • Confrontate i preventivi di diversi tecnici.
  • Approfittate di eventuali offerte speciali o promozioni.
  • Commissionate il lavaggio chimico in bassa stagione, quando i prezzi sono più bassi.

Un regolare lavaggio chimico della caldaia aiuta a mantenerla efficiente e sicura, evitando riparazioni e sostituzioni costose

Il Conto Termico è un programma di incentivazione introdotto dal Decreto MISE 16/02/2016, mirato a promuovere interventi di piccole dimensioni per migliorare l’efficienza energetica ed incoraggiare la produzione di energia termica da fonti rinnovabili.

Questo programma è gestito dal GSE (Gestore dei Servizi Energetici S.p.A.), una società interamente controllata dal Ministero dell’economia e delle finanze.

Ecco cosa afferma l’articolo 1 del Decreto:

“Il presente decreto aggiorna la disciplina per l’incentivazione di interventi di piccole dimensioni per l’incremento dell’efficienza energetica e per la produzione di energia termica da fonti rinnovabili secondo principi di semplificazione, efficacia, diversificazione e innovazione tecnologica nonché di coerenza con gli obiettivi di riqualificazione energetica degli edifici della pubblica amministrazione”.

Il Decreto stabilisce chi può richiedere gli incentivi del Conto Termico e le modalità di accesso agli stessi: tra i soggetti ammessi ci sono le Amministrazioni Pubbliche ed i Soggetti privati, purché soddisfino determinate condizioni, come il possesso del diritto di proprietà dell’edificio e la disponibilità dell’edificio stesso.

Il soggetto responsabile è colui che ha sostenuto direttamente le spese per gli interventi e richiede gli incentivi al GSE, assumendo la responsabilità dell’intervento.

Un aspetto importante del Conto Termico è la possibilità per i soggetti ammessi di avvalersi delle Energy Service Company (ESCo) per la gestione degli interventi.

Le ESCo sono società che eseguono interventi finalizzati a migliorare l’efficienza energetica, assumendo il rischio dell’iniziativa e liberando il cliente finale da ogni onere organizzativo e di investimento.

Per quanto riguarda le modalità di accesso agli incentivi, il Decreto individua due possibilità, l’accesso diretto e la prenotazione.

L’accesso diretto prevede che il soggetto responsabile trasmetta al GSE l’istanza di concessione degli incentivi, mentre la prenotazione è disponibile per le Amministrazioni Pubbliche e le ESCo operanti per conto di esse.

Gli incentivi del Conto Termico vengono erogati in base a specifiche percentuali rispetto alla spesa sostenuta per gli interventi.

Queste percentuali variano a seconda del tipo di intervento e delle tecnologie adottate, con una gamma che va dal 40% al 65%: ad esempio, l’installazione di pompe di calore può beneficiare di un incentivo fino al 65% della spesa.

Gli interventi ammissibili al Conto Termico sono suddivisi in categorie:

  • 1A coibentazione
  • 1B infissi
  • 1C caldaie a condensazione
  • 1D sistemi di schermatura
  • 1E edifici ad energia quasi a zero
  • 1F sistemi efficienti di illuminazione
  • 1G building automation
  • 2A pompe di calore
  • 2B caldaie e stufe a biomasse
  • 2C solare termico
  • 2D scalda acqua a pompa di calore
  • 2E impianti ibridi a pompa di calore.

Gli interventi riguardanti i privati sono quelli della categoria 2.

Sia gli interventi di efficienza energetica che quelli di produzione di energia termica da fonti rinnovabili possono usufruire degli incentivi previsti dal programma.

Infine, per quanto riguarda la tempistica, gli incentivi possono essere erogati in diverse modalità, tra cui un’unica soluzione o tramite rate mensili.

Gli importi fino a € 5.000 vengono erogati in un’unica soluzione, mentre quelli superiori possono essere rateizzati secondo quanto indicato nel Decreto.

In conclusione, il Conto Termico rappresenta un importante strumento di incentivazione per promuovere interventi di efficienza energetica e produzione di energia da fonti rinnovabili, contribuendo così alla riduzione dei consumi energetici e all’adozione di tecnologie sostenibili.

Ecco un utile riepilogo:

A chi è rivolto?

Il Conto Termico è rivolto a:

  • Privati cittadini: proprietari di edifici residenziali.
  • Imprese: titolari di attività commerciali o industriali.
  • Pubbliche Amministrazioni: enti locali, scuole, ospedali, ecc.

Quali interventi sono incentivati?

Vediamo gli interventi incentivati dal Conto Termico.

Interventi di efficienza energetica:

  • Isolamento termico dell’involucro edilizio (cappotto termico, infissi, ecc.).
  • Sostituzione di impianti di riscaldamento con caldaie a condensazione o pompe di calore.
  • Installazione di sistemi di schermatura solare (tende da sole, persiane, ecc.).

Interventi di produzione di energia termica da fonti rinnovabili:

Come funziona il conto termico?

Il Conto Termico funziona a sportello: le domande di accesso agli incentivi possono essere presentate in determinati periodi dell’anno e le domande sono valutate in base all’ordine di presentazione ed alla priorità degli interventi.

In caso di approvazione della domanda, il beneficiario riceve un contributo in denaro. Il contributo è erogato in due tranche:

  • Un anticipo del 50% all’avvio dei lavori.
  • Il saldo del 50% a fine lavori, previa verifica della loro conformità ai requisiti previsti.

Quali sono i vantaggi del Conto Termico?

Il Conto Termico offre i seguenti vantaggi:

  • Riduzione dei consumi energetici e delle bollette.
  • Aumento del valore dell’immobile.
  • Contribuzione alla tutela dell’ambiente.
  • Accesso a finanziamenti agevolati.

Per maggiori informazioni sull’incentivo del Conto Termico e su come accedervi, vi consigliamo di visitare il sito web del Gestore dei Servizi Energetici (GSE) all’indirizzo : https://www.gse.it/servizi-per-te/efficienza-energetica/conto-termico. 

Qui troverete una panoramica dettagliata del programma, i requisiti per poterne beneficiare e le istruzioni su come procedere con la richiesta.

Se preferite parlare direttamente con un operatore per ottenere assistenza o chiarimenti, potete contattare il numero verde del GSE al 800 90 96 96. Un esperto sarà lieto di rispondere alle vostre domande e fornirvi tutte le informazioni di cui avete bisogno riguardo al Conto Termico.

Inoltre, è possibile trovare ulteriori informazioni utili presso i Centri di Assistenza Energetica (CAE), che offrono consulenza specializzata sull’efficienza energetica e sulle misure di risparmio energetico disponibili. Potete contattare il CAE più vicino a voi per ricevere supporto personalizzato e assistenza nella compilazione della documentazione necessaria per accedere all’incentivo.

Altro punto di riferimento sono le associazioni di categoria e i professionisti qualificati nel settore dell’efficienza energetica. Questi enti e professionisti possono fornire consulenza professionale e supporto tecnico per valutare le vostre esigenze specifiche e identificare le soluzioni migliori per migliorare l’efficienza energetica della vostra abitazione o del vostro edificio.



La pompa di calore è un sistema che trasferisce il calore da un ambiente a un altro: la sua funzione principale è quella di prelevare il calore da una sorgente a bassa temperatura e rilasciarlo in un ambiente a temperatura più elevata.

Questo processo può avvenire in entrambe le direzioni, consentendo alla pompa di calore di essere utilizzata sia per il riscaldamento che per il raffreddamento.

In questo articolo ne osserveremo in funzionamento, osservandone gli aspetti più interessanti.

Come funziona una pompa di calore?

Vediamo i processi principali che costituiscono il funzionamento della pompa di calore:

  • Evaporazione: la pompa di calore preleva il calore dalla sorgente a bassa temperatura (ad esempio, l’aria esterna, il suolo o l’acqua) attraverso un refrigerante. Questo refrigerante evapora a bassa pressione e assorbe il calore dall’ambiente circostante.
  • Compressione: il vapore del refrigerante viene quindi compresso, aumentando la sua temperatura e pressione. Questo processo richiede energia, solitamente fornita da un compressore.
  • Condensazione: il refrigerante a temperatura e pressione elevate rilascia il calore all’ambiente di destinazione (ad esempio, all’interno di un edificio) attraverso una bobina di condensazione. Il refrigerante si condensa, cedendo il calore all’ambiente.
  • Espansione: il refrigerante, ora sotto forma di liquido ad alta pressione, passa attraverso una valvola di espansione che riduce la pressione, preparandolo per il processo successivo di evaporazione.
  • Ripetizione: il ciclo si ripete continuamente, consentendo alla pompa di calore di mantenere l’ambiente interno a una temperatura desiderata.

Le pompe di calore sono efficienti dal punto di vista energetico perché sfruttano il calore già presente nell’ambiente esterno (o in un’altra sorgente) anziché generarlo completamente e possono essere utilizzate per il riscaldamento domestico, il raffreddamento degli edifici, la produzione di acqua calda sanitaria ed in alcune applicazioni industriali.

Differenza tra monoblocco e split

Le pompe di calore monoblocco e le pompe di calore split sono due tipi di sistemi che condividono il principio di base di trasferire il calore da un ambiente all’altro, ma differiscono nella loro configurazione e installazione.

Ecco le principali differenze tra le due tipologie.

Configurazione:

  • Pompa di calore monoblocco: in un sistema monoblocco, tutte le componenti principali, come il compressore, l’evaporatore ed il condensatore, sono contenute in un singolo blocco o unità, solitamente installato all’esterno dell’edificio.
  • Pompa di calore split o condizionatore: al contrario, in un sistema split, le componenti principali sono divise tra un’unità interna e un’unità esterna. L’unità interna può essere installata all’interno dell’edificio, spesso a parete o a soffitto, mentre l’unità esterna contiene il compressore ed il condensatore.

Installazione:

  • Pompa di calore monoblocco: l’installazione di un sistema monoblocco è generalmente più semplice poiché richiede solo la posa di un’unità esterna e non sono pertanto necessarie connessioni complesse tra unità interne ed esterne.
  • Pompa di calore split: richiede una maggiore complessità nell’installazione poiché implica la connessione tra l’unità interna e quella esterna attraverso tubi refrigeranti e elettrici. Questo aspetto può rendere più complessa l’installazione, ma offre anche maggiore flessibilità nella disposizione dell’unità interna.

Estetica:

  • Pompa di calore monoblocco: l’unità esterna monoblocco è visibile all’esterno dell’edificio, il che potrebbe influire sull’aspetto estetico.
  • Pompa di calore split: in queso caso l’unità interna può essere posizionata in modo più discreto all’interno dell’edificio, riducendo l’impatto visivo sull’esterno.

Flessibilità:

  • Pompa di calore monoblocco: meno flessibile in termini di posizionamento, poiché l’unità esterna è collocata in un’unica posizione.
  • Pompa di calore split: offre maggiore flessibilità nell’installazione dell’unità interna, che può essere collocata in varie stanze o posizioni.

La scelta tra una pompa di calore monoblocco e una split dipenderà dalle esigenze specifiche di installazione, estetiche e pratiche di ciascun caso, visto che entrambi gli impianti possiedono sia vantaggi che svantaggi.

La pompa di calore fa risparmiare?

In generale, le pompe di calore possono contribuire al risparmio energetico ed alla riduzione dei costi di riscaldamento o raffreddamento, specialmente rispetto a sistemi tradizionali come le caldaie a gasolio o gli impianti di riscaldamento e raffreddamento basati su resistenze elettriche.

Tuttavia, l’effettivo risparmio dipende da vari fattori, tra cui il tipo di pompa di calore, le condizioni climatiche locali, l’efficienza del sistema e l’isolamento termico dell’edificio.



Il cronotermostato della caldaia è un dispositivo progettato per controllare il funzionamento del sistema di riscaldamento in modo automatico, permettendo di programmare orari specifici per attivare o disattivare la caldaia.

Grazie a questo strumento è possibile sia ottimizzare il consumo di energia che mantenere una temperatura confortevole negli ambienti domestici.

In questo articolo conosceremo le caratteristiche del cronotermostato della caldaia, osservandone il funzionamento ed i pregi.

Come funziona il cronotermostato della caldaia?

Il cronotermostato è generalmente composto da un regolatore di temperatura, da una funzione orologio, da una funzione manuale e da un sensore interno capace di rilevare la temperature.

Vediamo in dettaglio di cosa si occupa:

  1. Regolazione della temperatura: consente di impostare la temperatura desiderata per la casa. Potrete scegliere la temperatura desiderata per i diversi momenti della giornata, come il mattino, il pomeriggio, la sera e la notte.
  2. Programmazione degli orari: la funzione principale del cronotermostato è la possibilità di programmare gli orari di accensione e di spegnimento della caldaia. Avrete la possibilità di definire diversi programmi settimanali, in modo che la caldaia si attivi automaticamente in determinati momenti della giornata e si spenga quando non è necessaria.
  3. Modalità manuale: oltre alla programmazione, il cronotermostato di solito offre la possibilità di regolare manualmente la temperatura o di attivare una modalità “manuale” per controllare direttamente il funzionamento della caldaia senza seguire il programma preimpostato.
  4. Sensori di temperatura: molti cronotermostati sono dotati di sensori di temperatura integrati o possono essere collegati a sensori esterni. Questi sensori consentono al sistema di regolare la temperatura in base alle condizioni effettive della stanza, garantendo un maggiore comfort ed un utilizzo più efficiente dell’energia.
  5. Funzioni aggiuntive: alcuni cronotermostati avanzati offrono funzioni aggiuntive, come la possibilità di controllare il riscaldamento da remoto tramite smartphone o tablet, l’integrazione con sistemi di automazione domestica o la visualizzazione dei consumi energetici.

Dove posizionare il cronotermostato?

Il cronotermostato gestisce l’accensione e lo spegnimento della caldaia quando la temperatura desiderata viene raggiunta nell’ambiente in cui è installato, per cui, affinché sia efficace, è consigliabile posizionarlo nell’ambiente più freddo della casa, garantendo che una volta raggiunta la temperatura desiderata in questo ambiente, gli altri seguiranno automaticamente. Ricordate di evitare di installarlo in cucina o vicino a fonti di calore.

Come installare e configurare il cronotermostato?

L’installazione e la configurazione specifiche possono variare a seconda del modello del cronotermostato e del tipo di caldaia presente nell’abitazione, per questo si consiglia di consultare il manuale utente  del vostro specifico cronotermostato e, se necessario, richiedere l’assistenza di un professionista per l’installazione e la configurazione corrette.

Quale dovrebbe essere la temperatura ideale in una casa?

Durante il giorno, la temperatura ottimale varia tra i 20 e i 22 gradi Celsius.

Di notte, se si desidera mantenere il sistema di riscaldamento spento, è consigliato impostare la temperatura notturna a 5 gradi Celsius, in modo che la caldaia si attivi solo se la temperatura scende al di sotto di questo valore.

Se si preferisce mantenere il riscaldamento attivo durante la notte, la temperatura notturna dovrebbe essere impostata tra i 17 e i 18 gradi Celsius.

Differenza tra termostato e cronotermostato

Il termostato regola solo la temperatura desiderata senza offrire la possibilità di impostare livelli di temperatura diversi per il giorno e la notte, né di programmare gli orari di funzionamento. Nonostante il costo inferiore, non è conforme alla normativa vigente.

Quanti tipi di cronotermostato esistono?

Sul mercato sono disponibili diversi tipi di cronotermostati, alimentati a batteria o elettricamente, con programmazione giornaliera o settimanale, analogici o digitali, da esterno o da incasso, senza fili (wifi) e touch screen intelligente.

La scelta dipende dalle preferenze dell’utente, ma è consigliabile optare per un modello facile da programmare e duraturo nel tempo.

Normativa vigente

Secondo il DPR 412/93, modificato ed integrato dai decreti legislativi successivi come il Decreto Legislativo 192/05, il Decreto Legislativo 311/06 e il DPR 59/09, è obbligatorio installare un cronotermostato che consenta la regolazione della temperatura su due livelli. Pertanto, è necessario dotarsi di un cronotermostato in conformità con la normativa vigente nella propria abitazione.



Se avete appena acquistato una caldaia per un immobile di nuova costruzione, o se state pensando di sostituire il vostro vecchio modello con uno a condensazione di più recente fattura, dovete per forza conoscere l’importanza della conformità normativa e l’esecuzione corretta del lavoro: le caldaie devono essere a norma e serve una dichiarazione che ne attesti per l’appunto la conformità.

In questo contesto, è importante ricordare che, nel momento dell’installazione, il tecnico sarà legalmente tenuto a rilasciare la Dichiarazione di Conformità, la cosiddetta DiCo.

In questo articolo vi forniremo tutte le informazioni necessarie per evitare situazioni impreviste e garantire la conformità della vostra caldaia, anche in caso di smarrimento futuro, garantendo sempre la certezza del rispetto delle normative.

Dichiarazione di conformità della caldaia: di cosa si tratta?

La dichiarazione di conformità della caldaia (DiCo) è un documento obbligatorio per legge in grado di attestare sia la corretta installazione dell’impianto che la conformità dello stesso alle normative vigenti.

La norma di riferimento si trova nel Decreto Ministeriale n.37 del 2008, il quale si occupa della conformità di tutti gli impianti domestici comunemente presenti all’interno delle abitazioni, quali impianto idraulico, a gas, di riscaldamento e così via.

La DiCo deve essere redatta dall’installatore in triplice copia: una per il cliente, una per lo Sportello Unico per l’Edilizia del comune e una per il distributore di gas. Ricordate di esigerla sempre.

La DiCo è inoltre necessaria per attivare le utenze di luce e gas e per ottenere la certificazione energetica dell’immobile, e rappresenta un documento di fondamentale importanza per quanto riguarda la sicurezza degli abitanti dell’immobile, in quanto attesta che l’impianto è a norma e non rappresenta un pericolo.

Cosa fare se hai perso la dichiarazione di conformità?

In caso di smarrimento della DiCo, è possibile richiedere una nuova copia all’installatore che ha effettuato i lavori.

Se il tecnico non dovesse essere più reperibile, sarà necessario rivolgersi ad un altro tecnico abilitato che effettuerà una nuova verifica dell’impianto e rilascerà una nuova DiCo.

Chi controlla le dichiarazioni di conformità?

Il documento in questione rappresenta uno degli elementi oggetto di verifica da parte degli ispettori degli Organismi di Ispezione durante le ispezioni degli impianti di messa a terra, degli impianti di protezione contro le scariche atmosferiche e degli impianti elettrici nelle aree a rischio d’esplosione, conformemente a quanto stabilito dal Decreto del Presidente della Repubblica (DPR) n. 462.

Quanto costa la dichiarazione di conformità?

La procedura di ottenimento della dichiarazione di conformità per la caldaia è completamente gratuita, conformemente alle normative vigenti. È importante sottolineare che la richiesta di pagamento per questo documento è irregolare e potrebbe costituire un comportamento fraudolento. Invece la dichiarazione di rispondenza, spesso associata a impianti più datati e soggetta a una valutazione più dettagliata, potrebbe comportare un costo, che va concordato direttamente con il tecnico incaricato del controllo.

Qual è la differenza tra dichiarazione di conformità e certificazione della caldaia

È fondamentale distinguere tra la dichiarazione di conformità (DiCo) e la certificazione della caldaia (o pompa di calore). La Dichiarazione di Conformità attesta che l’installazione o la manutenzione dell’apparecchio è conforme alle normative vigenti. D’altra parte, la certificazione della caldaia conferma l’omologazione CE del prodotto specifico ed è essenziale per la sua introduzione sul mercato.

La Dichiarazione di Conformità non va confusa nemmeno con il rapporto scritto che i tecnici annotano sul libretto d’impianto durante l’esecuzione della manutenzione della caldaia. Ciascuno di questi documenti svolge un ruolo unico e cruciale nel garantire la sicurezza e l’aderenza agli standard normativi degli impianti termici.

Ecco alcuni consigli per evitare spiacevoli inconvenienti:

  •   Assicurati che l’installatore che hai scelto sia abilitato a rilasciare la DiCo.
  •   Richiedi sempre una copia della DiCo al termine dei lavori.
  •   Conserva la DiCo in un luogo sicuro.
  •   In caso di smarrimento della DiCo, contatta immediatamente l’installatore che ha effettuato i lavori.

Per integrare al meglio i consigli appena osservati, ecco alcune informazioni da tenere sempre a mente:

La Dichiarazione di Conformità è gratuita, tranne che per i modelli di caldaia precedenti al 2008. In tal caso, sarà necessario richiedere una Dichiarazione di Rispondenza, la cosiddetta DiRi, che ha un costo.

La DiCo deve essere redatta in conformità al modello standard previsto dal Decreto Ministeriale n.37 del 2008, e deve essere aggiornata in caso di modifiche all’impianto.

Da tenere bene a mente, che si tratta un documento importante, che garantisce la sicurezza e la conformità dell’impianto di riscaldamento.

Ricordate di richiedere sempre una copia della DiCo al termine dei lavori (è obbligatoria per legge) e conservatela in un luogo sicuro, come una cassaforte o un cassetto con chiave.



A volte può capitare che un dispositivo tecnologico non funzioni a causa un particolare all’apparenza insignificante, che viene trascurato e sottovalutato, ma che in realtà può determinare più di un problema.

Il caso in questione riguarda proprio una situazione simile, una piccola impostazione capace di impedire l’accensione della caldaia: stiamo parlando del famoso simbolo del sole che può apparire sul display del nostro impianto.

Se hai provato ad accendere la caldaia con scarsi risultati ed hai notato la presenza del simbolo del sole sul display, forse il problema è proprio quello: il simbolo del sole indica il settaggio dell’impianto sulla modalità estiva, pertanto si occuperà soltanto della produzione di acqua calda sanitaria ed il riscaldamento non funzionerà.

Cosa fare a riguardo?

Il rimedio è semplice: per avviare il riscaldamento dovrai togliere l’impostazione estiva e riportare la caldaia su quella invernale. In questo modo il simbolo del sole scomparirà, e la caldaia potrà lavorare a pieno regime e funzionare sia per produrre acqua calda sanitaria che per riscaldare i vari ambienti domestici.

Come impostare la caldaia in modalità invernale

Il sistema d’impostazione della modalità inverno varia a seconda del tipo di caldaia che hai:

  • Caldaie analogiche: se hai una caldaia analogica, senza display, devi ruotare la manopola e portarla sul simbolo della neve o del pupazzo di neve (a seconda del tipo di caldaia).
  • Caldaie digitali: se invece possiedi una caldaia digitale, con display, devi premere il tasto “sole/neve” fino a quando sul display non apparirà il simbolo della neve.

Cosa fare se il simbolo del sole non scompare?

Se dopo aver seguito le indicazioni sopra indicate il simbolo del sole non dovesse scomparire, allora potrebbe trattarsi di un problema della scheda tecnica della caldaia.

Pertanto, in casi del genere si consiglia di contattare l’assistenza e far intervenire un tecnico abilitato.

Altri motivi per cui i termosifoni non si riscaldano

Oltre al simbolo del sole, ci sono altri motivi per cui i termosifoni non si riscaldano. Ecco alcuni dei più comuni:

  • La caldaia è spenta o non funziona correttamente. In questo caso, verifica che la caldaia sia accesa e che funzioni correttamente. Se non sai come farlo, chiama il tecnico.
  • La caldaia non è impostata correttamente. Assicurati che la caldaia sia impostata sulla temperatura desiderata.
  • I termosifoni sono sporchi, oppure ostruiti. Pulisci i termosifoni con un aspiratore per rimuovere la cenere e i residui.
  • I termosifoni sono difettosi. Se i termosifoni sono molto vecchi o danneggiati, potrebbe essere necessario sostituirli.

Per prevenire i problemi con i termosifoni, è importante effettuare una manutenzione regolare.

Ecco alcuni consigli a riguardo:

  1. Fai la manutenzione annuale della caldaia. Il tecnico della caldaia controllerà la caldaia e le sue componenti per assicurarsi che funzionino correttamente.
  2. Pulisci i termosifoni almeno una volta l’anno. Questo processo aiuterà a rimuovere la cenere ed i residui che possono ostruire i termosifoni e ridurre la loro efficienza.
  3. Esegui una pulizia periodica dei filtri. I filtri otturati possono ridurre il flusso di acqua e aria nei termosifoni, impedendo loro di riscaldarsi correttamente.

In caso di problemi alla caldaia, si consiglia di contattare l’assistenza e ricevere i servizi di un tecnico certificato che possa riscontrare e risolvere il danno in modo corretto e sicuro.

Contatta Casamiacaldaie per ricevere informazioni e preventivi sui servizi di installazione e manutenzione della caldaia.

 

La perdita di pressione della caldaia è un problema comune che può verificarsi in qualsiasi periodo dell’anno, ma è più frequente durante la stagione invernale, quando l’impianto di riscaldamento è in funzione.

Se la caldaia perde pressione, è importante intervenire il prima possibile per evitare danni all’impianto.

La prima cosa da fare prevede il controllo della pressione dell’acqua nell’impianto: se la pressione è inferiore a 1 bar, è necessario ripristinarla e riportarla entro valori compresi tra 1 e 1,5 bar.

Per farlo sarà sufficiente aprire il rubinetto di carico che si trova sotto la caldaia: una volta ristabilita la giusta pressione, la caldaia dovrebbe riprendere a funzionare correttamente.

Se invece i problemi dovessero persistere, bisognerà effettuare una serie di controlli sull’impianto ed accertare la causa della perdita.

Vediamo le cause principali con i relativi rimedi.

Le cause principali della perdita di pressione della caldaia

I motivi in grado di provocare una perdita di pressione sono molteplici e possono dipendere da anomalie, danneggiamenti e malfunzionamenti di una o più componenti del sistema caldaia.

Ecco riportate le cause più comuni, con le relative soluzioni.

Vaso di espansione sgonfio o rovinato: il vaso di espansione è un componente importante dell’impianto di riscaldamento che serve a compensare l’aumento di volume dell’acqua dovuto al riscaldamento. Se il vaso è sgonfio o rovinato, non può svolgere correttamente la sua funzione e la pressione dell’impianto scende.

Rimedio: verificare la pressione del vaso di espansione con un manometro, svuotarlo e gonfiarlo per ristabilire la pressione iniziale. In caso di continui malfunzionamenti, è consigliabile sostituirlo.

Valvola di sicurezza guasta: la valvola di sicurezza è un dispositivo di sicurezza che interviene quando la pressione nell’impianto raggiunge livelli troppo elevati. Se la valvola è guasta, può causare perdite d’acqua senza che la caldaia si blocchi.

Rimedio: provare a sbloccarla per riportarla nella posizione originaria. Se il tentativo dovesse fallire e la perdita persistere, bisognerà sostituire la valvola con una nuova.

Perdita dei radiatori: i radiatori possono perdere acqua a causa di crepe o piccoli fori. Se la perdita è piccola, può essere difficile da individuare, ma può comunque essere sufficiente per provocare una perdita di pressione dell’impianto.

Rimedio: ispezionare i radiatori presenti all’interno dell’abitazione per individuare eventuali perdite d’acqua e provare a regolare le valvole. In caso di fallimento, sarà necessario riparare o sostituire i radiatori danneggiati o le valvole di sfiato.

Perdita nelle tubazioni dell’impianto di riscaldamento: anche le tubazioni dell’impianto di riscaldamento possono perdere acqua a causa di crepe o fori. In questo caso, la perdita è solitamente più evidente e può essere difficile da riparare senza l’intervento di un tecnico.

Rimedio: bisognerà verificare attentamente l’intero sistema per individuare eventuali perdite, per poi riparare o sostituire le tubazioni danneggiate. Sconsigliato qualsiasi intervento in autonomia, serve l’intervento di un tecnico.

Guasto della pompa di circolazione: la pompa di circolazione è un componente importante dell’impianto di riscaldamento che serve a far circolare l’acqua nell’impianto. Se la pompa è danneggiata, può perdere acqua e dar vita ad una perdita di pressione.

Rimedio: se la pompa di circolazione è danneggiata, è necessario sostituirla.

Problemi con i raccordi: i raccordi sono le parti che collegano i diversi componenti dell’impianto di riscaldamento. Se i raccordi sono danneggiati o mal installati, possono perdere acqua e indurre una perdita di pressione.

Rimedio: i raccordi possono essere riparati o sostituiti, anche in questo caso è fortemente consigliato l’intervento di un tecnico.

Guarnizioni rovinate: le guarnizioni sono le parti che sigillano le giunzioni tra i diversi componenti dell’impianto di riscaldamento. Se le guarnizioni sono danneggiate o usurate, possono perdere acqua ed originare una perdita di pressione.

Rimedio: le guarnizioni solitamente non si riparano, quindi se danneggiate andranno sostituite con delle nuove.

In caso di problemi alla caldaia, si consiglia di contattare l’assistenza e ricevere i servizi di un tecnico certificato che possa riscontrare e risolvere il danno in modo corretto e sicuro.

 

Il mancato caricamento dell’acqua da parte della caldaia può rappresentare un problema molto fastidioso in ambito domestico, soprattutto quando si ha bisogno di acqua calda sanitaria per lavarsi o per lavare i piatti.

Le cause del problema possono essere diverse, con altrettante soluzioni possibili: in questo articolo vedremo le più comuni, osservando anche i metodi con i quali intervenire.

Pressione dell’acqua troppo bassa

Se la pressione dell’acqua è troppo bassa, la caldaia potrebbe non essere in grado di caricare il serbatoio. Per verificare la pressione dell’acqua, è possibile utilizzare un manometro (la pressione dell’acqua dovrebbe essere compresa tra 1 e 2 bar): se la pressione è inferiore a 1 bar, potrebbe esserci qualcosa che non va.

Come intervenire: per ovviare i problemi di pressione si potrebbe installare un booster (un dispositivo che aumenta la pressione dell’acqua), oppure sostituire le tubature, che se vecchie o corrose potrebbero ridurre la pressione.

Manometro rotto

Abbiamo visto che lo strumento preposto alla misura della pressione dell’acqua è appunto il manometro, che a sua volta potrebbe risultare non funzionante.

In questo caso, pur caricando correttamente acqua (aprendo il rubinetto di carica posto al di sotto della caldaia saremo in grado di sentire l’entrata dell’acqua nella caldaia, segnale di un corretto funzionamento) il livello della stessa riportato sul manometro non verrà segnalato.

Come intervenire: se la caldaia funziona ma il manometro non si muove basterà procedere con una sua sostituzione.

Valvola di sicurezza bloccata

La valvola di sicurezza è un dispositivo che impedisce al serbatoio della caldaia di traboccare in caso di aumento della pressione. Se è bloccata, l’acqua non può entrare nel serbatoio.

Come intervenire: per verificare l’eventuale blocco della valvola di sicurezza, è possibile provare ad aprirla manualmente. Se non si apre, sarà necessario sostituirla. 

Rubinetto di carico chiuso o danneggiato

Il rubinetto di carico è il rubinetto che collega la caldaia all’impianto idraulico. Se è chiuso o danneggiato, l’acqua non può entrare nel serbatoio.

Come intervenire: verifica lo stato di conservazione del rubinetto di carico, se chiuso dovrai aprirlo, mentre se azionandolo non dovesse produrre nessun rumore, probabilmente sarà rotto e dovrà essere sostituito.

Filtro del rubinetto di carico intasato

Il filtro del rubinetto di carico è un dispositivo che impedisce alle impurità di entrare nel serbatoio. I filtri possono accumulare sedimenti e detriti che ostacolano il flusso dell’acqua, quindi, se è intasato, l’acqua non può fluire liberamente.

Come intervenire: controlla la condizione del filtro, e se intasato prova a smontarlo e pulirlo.

Resistenza rotta

La resistenza è un elemento preposto al riscaldamento dell’acqua all’interno del serbatoio, ma è anche responsabile dell’avvio del processo di caricamento dell’acqua. Quando si accende la caldaia, la resistenza si riscalda ed inizia a far bollire l’acqua. Questo aumento di pressione fa sì che la valvola di sicurezza si apra e l’acqua inizi a fluire nel serbatoio, ma se la resistenza è rotta, non può riscaldare l’acqua e la valvola di sicurezza non si aprirà. Di conseguenza, l’acqua non potrà entrare nel serbatoio.

Come intervenire: per accertarsi di un eventuale malfunzionamento, prova a misurare la sua resistenza elettrica. Se il risultato è zero, allora la resistenza è rotta e dovrà essere cambiata.

Se non riesci a risolvere il problema da solo o non ti senti a tuo agio nel farlo, è consigliabile chiamare un tecnico specializzato in caldaie, anche perché lavorare su una caldaia senza le competenze necessarie può essere pericoloso.

Ricorda sempre di spegnere la caldaia prima di effettuare qualsiasi intervento e di seguire le istruzioni del produttore per garantire una buona manutenzione ed una riparazione sicura.

 

Hai provato ad avviare la caldaia e dopo diversi tentativi falliti è andata in blocco: si tratta di una situazione molto comune, spesso risolvibile attraverso alcuni accorgimenti e senza che sia necessario l’intervento di un tecnico abilitato. Vediamo come agire in caso di blocco.

Azioni preliminari per ripristinare la caldaia in blocco

Se la caldaia è in blocco e non funziona, esistono alcune azioni che si possono mettere in atto per accertare il problema e provare ad intervenire per risolverlo. Innanzitutto, parti con il riavvio della caldaia. In alcuni casi, è sufficiente spegnere e riaccendere la caldaia per ripristinare il suo normale funzionamento.

Assicurati di seguire pedissequamente le istruzioni riportate sul manuale per un’accensione ed uno spegnimento completamente sicuri. In secondo luogo, effettua un controllo del display. La caldaia potrebbe visualizzare un codice di errore o un messaggio che indica la causa del blocco.

Consulta pertanto il manuale del produttore per identificare il significato del messaggio e seguire le istruzioni fornite per risolvere il problema.

Solitamente, visto che si tratta di errori generici, basta premere il tasto reset della caldaia ed aspettare che riparta. Se ciò non dovesse verificarsi, bisognerà quasi sicuramente staccare l’alimentazione elettrica (per un reset completo), attendere e riattaccare la corrente. Leggi anche un guida che abbiamo scritto sui segnali per riconoscere il guasto di una caldaia.

Quali problemi causano il blocco della caldaia?

Se i metodi precedenti non dovessero portare alcun risultato, probabilmente ci troveremmo di fronte ad un vero e proprio problema tecnico, sul quale dovremo intervenire. Come detto in precedenza, le cause del blocco possono essere molteplici e dipendere da diversi fattori.

Il problema potrebbe dipendere dall’acqua. Controlla la pressione dell’acqua riportata sul manometro (cerca sul manuale i riferimenti) ed accertati che non sia mai inferiore ad 1 bar (anche se i valori ideali per la pressione sono compresi tra 1 e 2 bar).

Se la pressione dell’acqua è troppo bassa, la caldaia non riesce ad avviarsi ed a funzionare correttamente. In questo caso, dovrai aumentare la pressione e regolare il rubinetto di carica: aprilo (controlla il manuale per non commettere errori), osserva la lancetta del manometro ed attendi che abbia raggiunto il valore di 1,5 bar. Dopodichè potrai chiudere il rubinetto di carica e provare ad avviare la caldaia.

In caso di pressione troppo alta, dovrai effettuare il processo inverso ed utilizzare il rubinetto di carica per ridurre la pressione e riportarla ai valori osservati.

Il problema potrebbe anche dipendere dal gas

Se la pressione del gas è troppo bassa, il quantitativo erogato sarà esiguo, non raggiungendo i livelli adeguati, aumentando anche la probabilità che la caldaia vada in blocco.

In questo caso, bisogna controllare che l’approvvigionamento del gas sia aperto e che non ci siano interruzioni nell’alimentazione. Prova ad accendere i fornelli e vedere la potenza delle fiammelle, se troppo bassa potresti essere di fronte ad  un problema di erogazione.

In questo caso, contatta l’azienda fornitrice del gas e spiega loro il problema.

Quando si ha a che fare con il gas e con eventuali problemi ad esso correlati, bisogna sempre verificare l’assenza di fughe di gas: oltre che minare il funzionamento della caldaia, possono rivelarsi molto pericolose per l’incolumità delle persone.

Se individui una fuga di gas non dovrai mai provare a ripararla, ma invece agire  in questo modo:

  • Chiudi il contatore o il rubinetto del gas
  • Apri porte e finestre per aerare i locali
  • Non accendere luci, fiamme libere, campanelli, interruttori e dispositivi elettrici
  • Avvisa conviventi e condomini
  • Abbandona l’edificio e contatta l’azienda fornitrice del gas o l’assistenza tecnica per la caldaia.

Nel caso in cui il blocco dovesse perdurare, consigliamo di contattare un tecnico specializzato per un intervento di riparazione professionale.

 

In un impianto di riscaldamento, la temperatura dell’acqua rappresenta forse l’elemento di maggiore importanza, perché in grado di assicurare comfort e benessere in casa, controllare i consumi, diminuire l’inquinamento e contenere i costi.

Per i motivi appena osservati, non bisognerà sbagliare la scelta della temperatura dell’acqua: dovrà essere adeguata al proprio impianto ed alle proprie necessità, mantenendo sempre un certo equilibrio.

In questo articolo vedremo alcune linee guida generali che potranno aiutare gli utenti a determinare la temperatura dell’acqua più adatta al proprio sistema di riscaldamento.

  • Caldaie a condensazione: funzionano in modo più efficiente quando l’acqua di ritorno (che torna alla caldaia dopo aver ceduto calore agli impianti) è ad una temperatura più bassa, tipicamente intorno ai 55-60 gradi. Questo consente alla caldaia di sfruttare al massimo il recupero di calore dai gas di scarico. Tuttavia, l’acqua di mandata (che va agli impianti di riscaldamento) può essere leggermente più calda, a circa 70 gradi , per garantire una temperatura piu confortevole negli ambienti.
  • Caldaie tradizionali: se il sistema di riscaldamento utilizza radiatori tradizionali, la temperatura dell’acqua di mandata può essere leggermente più elevata, spesso intorno ai 60 gradi. Questo perché i radiatori richiedono una temperatura più alta per trasferire efficacemente il calore agli ambienti.
  • Pavimento radiante: in presenza  di un sistema di riscaldamento a pavimento radiante, la temperatura dell’acqua di mandata sarà generalmente più bassa, di solito intorno ai 40-50 gradi. Il pavimento radiante è molto efficiente a temperature più basse ed offre un comfort piuttosto uniforme nei vari ambienti.

Alcuni consigli di carattere generico:

Per massimizzare la resa dell’impianto e generare benefici, ecco alcuni utili suggerimenti.

Partiamo dal risparmio energetico. Per centrare questo obiettivo, ridurre la temperatura dell’acqua quando non si ha necessità di calore intenso tornerà sicuramente utile. Ad esempio, di notte o quando non sono presenti altre persone in casa.

In secondo luogo, il bilanciamento del sistema, fondamentale per garantire un afflusso uniforme dell’acqua verso radiatori e/o circuiti.

Per questo, ricordate di regolare le valvole e le pompe per ottenere una distrubuzione uniforme del calore.

Infine, prendete in considerazione la cosiddetta regolazione personalizzata della temperatura dell’acqua, da stabilire in base ad orari e preferenze dell’utente.

In questo senso, si consiglia l’installazione dei termostati smart: sono dei dispositivi  avanzati che consentono di controllare e regolare il sistema di riscaldamento in modo intelligente e conveniente.

Le principali caratteristiche prevedono il controllo remoto (la possibilità di controllare il sistema di riscaldamento quando non ci si trova fisicamente in casa tramite un’applicazione da scaricare nel proprio smartphone), la programmazione flessibile (consentono la creazione di programmi personalizzati per il riscaldamento, che possono prevedere l’accensione e lo spegnimento dell’impianto ad orari specifici), l’adattamento intelligente (funzioni di apprendimento automatico che si adattano alle proprie preferenze nel tempo: se l’utente preferisce una temperatura notturna più bassa, il termostato imparera questa preferenza e regolerà la temperatura di conseguenza) e la presenza di sensori (sia di temperatura che di rilevamento della presenza umana, aiutano il termostato nella regolazione della temperatura in base alle condizioni ambientali ed all’occupazione umana della stanza).

Tra le altre, i termostati smart prevedono una serie di funzioni extra, come il monitoraggio dei consumi, la compatibilità con assistenti vocali come Alexa o Google Assistant e l’integrazione con altri dispositivi smart presenti all’interno dell’abitazione.



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